Appena la stagione lo permise, Roatta si adoperò attivamente per realizzare un'operazione combinata con le forze alleate dell'Asse, che, se non poteva essere risolutiva per mancanza di forze, avrebbe dovuto infliggere, almeno, un duro colpo al movimento insurrezionale, che aveva il suo "santuario" nella Bosnia. Nella primavera 1942 si svolse, così, il ciclo operativo "Trio", ordinato dal Comando Supremo e diretto da Roatta con la collaborazione di truppe croate e tedesche , che richiese complesse trattative preliminari tra i comandanti degli eserciti alleati dell'Asse svoltesi in marzo-aprile ad Abbazia (Opatija), Lubiana e Zagabria (9).

Il comando operativo sul campo delle truppe alleate fu affidato al generale tedesco Paul Bader, mentre a Roatta spettò la direzione generale delle operazioni. I tedeschi acconsentirono che un generale italiano guidasse le proprie forze, evento più unico che raro nel quadro della coopera­ zione militare italo-germanica , sia per l 'importanza dell'obiettivo , il centro nevralgico dell'insorgenza comunista in Bosnia (area intorno a Foea) , sia per una certa stima che avevano di Roatta , che era stato addetto militare a Berlino, sia per la momentanea debolezza dello schiera­ mento del Terzo Reich nello scacchiere iugoslavo. Il comportamento tedesco, comunque, fu fin dall'inizio incerto ed equivoco, in cui velleità offensive miranti ad azioni in grande stile, si scontrarono con la carenza di forze nel teatro operativo balcanico e l 'appoggio alla politica anti-italiana dei militari croati, che non vedevano di buon occhio una ulteriore affermazione di Roma sui propri territori .

Se il 4 febbraio il comandante supremo tedesco Wilhelm Keitel interessò il Capo di Stato Maggiore Generale italiano , generale Ugo Cavallero, avvertendo "la necessità di misure unitarie e totalitarie al fine di spezzare definitivamente il movimento insurrezionale" nella ex Iugoslavia, in quanto "l'esperienza ha finora dimostrato che, sia per l'ampiezza del territorio che per le difficoltà del terreno , le azioni parziali non possono dare risulta­ ti soddisfacenti" (10), già due giorni dopo , in un messaggio al Comando Supremo , il generale von Rintelen comunicò: "che non est prevedibile partecipazione truppe tedesche at azione decisiva contro ribelli nella prossima primavera. Da parte germanica operazioni in Serbia e Bosnia sono considerate sufficienti at ristabilimento ordine nei .territori occupati da truppe tedesche . In conseguenza divisioni tedesche disponibili verranno trasferite in Russia per sostituirvi altre divisioni molto provate".

Cavallero concordò, comunque, con Keitel sulla necessità di tentare di stroncare la ribellione a partire dal suo centro principale i n Bosnia: Le direttive per le operazioni da svolgere devono tenere conto in primo luogo della circostanza che i ribelli tendono ad operare a cavallo della Drina spostandosi a seconda delle operazioni nostre dalla Serbia occidentale alla Bosnia orientale . Perciò il primo nostro sforzo dovrebbe essere condotto nella Bosnia, che noi consideriamo come l'antemurale del Montenegro e il pilastro della situazione militare della Croazia, e fiancheggiato da misure analoghe da parte delle forze germaniche della Serbia. Quanto alla linea di demarcazione, richiamo l'attenzione sulla necessità che questa non debba in alcun caso costituire un intralcio alla condotta unitaria delle operazioni nella Croazia ed alle misure militari che ne conseguiranno dopo il ristabilimento dell'ordine (11).

Nel corso delle trattative di Abbazia lo Stato Maggiore del R . Esercito (SMRE) avvertì l'avversione non solo croata ma anche tedesca, nei riguardi degli intendimenti operativi italiani :

Mentre i tedeschi hanno fatto di tutto per impedire il nostro accesso alla Bosnia orientale, il maresciallo Kvatemik tende a limitare la nostra azione, nello spazio e nel tempo , nei riguardi delle rimanenti regioni croate al di della linea di demarcazione. [...] Nei riguardi delle prossime operazioni , fra tedeschi e croati esiste perfetto accordo e perfetta identità di vedute. Lo scopo che si prefiggono è quello di: valersi della nostra collaborazione per far fuori i ribelli dalle zone di rispettivo interesse, in quanto da soli non ne hanno la possibilità ; una volta raggiunto l'intento, riprendere subito la rispettiva dislocazione (12).

Di fronte all'atteggiamento ambiguo, che rasentava una velata ostilità, dei tedesco-croati , Ambrosia espose i propri dubbi sulle possibilità di riuscita di un 'operazione congiunta:

Le progettate operazioni unitarie e convergenti potrebbero portare a risultati positivi , senonché i nostri alleati sono partiti da punti di vista particolaristici e si sono trincerati dietro i propri interessi , boicottando, con limitazioni e compromessi, le nostre possibilità. È da prevedere, pertanto , che anche le operazioni di che trattasi non daranno risultati duraturi (13).

Alla fine delle trattative venne concordato un minimo concorso di forze germaniche, rap­ presentato da una divisione di fanteria. Roatta preparò il piano senza riguardi a mire territoriali, pensando unicamente alla neutralizzazione nel nucleo centrale delle bande partigiane stanziatesi in Bosnia orientale, in zone difficilmente accessibili e quasi prive di strade (14). A livello politico si covavano, invece, ambizioni di espansione in zone sotto autorità croata, sostenendo velleitari progetti autonomistici o separatisti in Bosnia, la cui popolazione era in maggioranza di fede ortodossa e musulmana (15). Il trattamento dei ribelli e della popolazione concordato tra i tre eserciti prevedeva che

Debbano essere passati per le armi i ribelli catturati armati o coloro che comunque parteggino per i ribelli o li aiutino. I centri abitati ove vengano rinvenute armi e munizioni o che comunque si siano dimostrati favorevoli ai ribelli verranno incendiati . Durante e dopo le operazioni le popolazioni dovranno trovare nelle truppe occupanti comprensione e giustizia ; similmente il governo croato dovrà intervenire con misure di giustizia sananti precedenti situazioni e con immediati provvedimenti legislativi rispondenti alle necessità di vita delle popolazioni (16) . Il trattamento da riservare ai cetnici non doveva essere equiparato a quello dei partigiani , a condizione che non si fossero opposti in armi alle forze dell'Asse e non avessero assunto un atteggiamento ostile o sospetto. Roatta fece ogni sforzo per indurre tedeschi e croati a scende­ re a patti coi cetnici di Bosnia affinché si mantenessero almeno neutrali. Mentre i cetnici dell'Erzegovina erano già entrati nell'orbita italiana , quelli di Bosnia erano al momento contrari all'Asse e sicuramente in rapporto con i comunisti:

Non abbiamo forze sufficienti per combatterli tutti, cetnici e comunisti, è necessario scinderli in due campi. Le trattative anche se non dovessero riuscire potrebbero servire a tenete elementi meno ostili in un certo stato di neutralità , almeno per il tempo delle operazioni .

Il concetto d'azione studiato da Roatta, articolato in dieci punti, mirava ad una serie di ampie manovre convergenti allo scopo di incapsulare il grosso delle bande nemiche:

Poiché operazioni condotte per direttrici largamente intervallate non possono portare a risultati soddisfacenti, e poiché le forze alleate a disposizione non sono tali da consentire di agire contemporanea ­ mente a fronti ristrette nell'intera Bosnia, le operazioni saranno effettuate per zone successive . Attorno ad ognuna di dette zone sarà costituito dapprima un fronte, faccia verso l 'interno, che incapsuli la zona . Dopo di che si procederà , avanzando, ad eliminare le formazioni ribelli , ed a rastrellare metodicamente l a regione incapsulata. Detta avanzata, a seconda delle circostanze, sarà contemporanea , concentrica e collettiva , oppure effettuata da una parte (la più robusta) dello schieramento , in direzione della rimanente parte , che rimarrà sostanzialmente i n posizione a guisa di .diga di sbarramento. [. ..] La costituzione del fronte in parola dovrà avvenire di sorpresa. Pertanto: mantenere rigidamente il segreto, precludere qualsiasi traffico dall'esterno verso la zona in cui si opererà , a partire da qualche giorno prima dell'inizio dei movimenti delle truppe. [...] Durante le operazioni in parola occorrerà proteggere le spalle delle truppe operanti e dare sicurezza alle colonne di rifornimento . Sarà fatto largo impiego di mezzi di lotta di cui i ribelli non dispongono: artiglieria-aviazione , a prescindere dal l'entità e vulnerabilità materiale dei bersa­ gli. Le recenti operazioni condotte dalle truppe della 2a Armata hanno dimostrato, infatti , che i ribelli , sottoposti all'azione dell'artiglieria e dell'aviazione, risentono una forte scossa morale , indipendente dalle perdite materialmente subite. Nello stesso ordine di idee, sfruttare largamente i reparti carri disponi­ bili . Nel quadro di metodicità e di rastrellamento a fondo sopra prospettato , le operazioni saranno con­ dotte colla maggiore rapidità e colla maggiore energia. Ultimate le operazioni in una zona , si provvederà al suo presidio , e si muoverà immediatamente per operare nella zona successiva. Nel caso che, operazioni durante, i ribelli mutassero i loro procedimenti , ossia sgomberassero completamente intere regioni per far massa in una data zona ed agire, quindi , offensivamente o difensivamente , come grandi unità regolari le truppe alleate abbandonerebbero la forma operativa metodica di cui sopra, passando alle forme norma­ li di guerra (17).

Il generale Bader emanò, a sua volta, ai reparti italiani dettagliate direttive d'ordine tattico e logistico:

L'operazione di rastrellamento viene eseguita costituendo un unico cerchio che circonda il territorio che di volta in volta deve essere epurato. [...] Nel cerchio d'attacco occorre mantenere stretto collega­ mento con le truppe confinanti per impedire che dal territorio circondato possano sfuggire nemici rinchiusi. Per approntare il collegamento fra le divisioni confinanti , i battaglioni d 'ala dovranno creare appositi comandi di collegamento fra di loro. Questi devono prendere collegamento e mantenere lo stesso fino al termine di ciascuna operazione. Il cerchio d'attacco procederà contemporaneamente l'avanzata in modo che il territorio circondato venga sempre di più ristretto vero l'interno. E' cosa importantissima che ogni zona venga scrupolosamente e dettagliatamente rastrellata e che il collegamento non abbia mai a cessare neppure per un istante. [...] In special modo bisogna evitare che unità nemiche riescano di passare tra le linee; il terreno scabroso e di scarsa visibilità; quando la luce è incerta , e durante la notte . A questo scopo è fondamentale istituire catene di sentinelle perlustranti . La vigilanza delle sentinelle e la continuità della catena deve essere di continuo verificata da ufficiali. [...] Bisogna in particolar modo curare la sicurezza delle ferrovie e delle strade necessarie per il rifornimento. Colonne di rifornimenti devono in ogni caso essere scortate . A questo scopo è opportuno fare intervenire carri armati. Truppe di rifornimento devono essere in ogni caso rinforzate a mezzo di armi automatiche. Anche per la sicurezza dei fianchi e del tergo deve essere provveduto (18).

L'intendenza della 2• Armata costituì un ufficio misto presso il quartier generale del Kampfgruppe Bader, composto di sei ufficiali addetti ai vari servizi logistici (19). Ai fini dello scambio di comunicazioni tra i reparti italiani e quelli tedeschi fu creata una complessa rete di nuclei di collegamento basati su ufficiali , interpreti e centri radio. Un colonnello italiano, con un proprio seguito di ufficiali, sottufficiali e truppa, fu per l'occasione distaccato al comando tedesco in Serbia allo scopo di presiedere al coordinamento dei vari nuclei di collegamento affiancati al comando del Kampfgruppe Bader e della 718• Divisione di fanteria germanica (20). Si provvide a rafforzare i reparti dalla Regia Aeronautica che raggiunsero la forza di circa tre stormi, inclusi una sezione collegamento aerei leggeri e squadriglie da bombardamento medio.

Il piano iniziale di "Trio" prevedeva l'impiego di tre divisioni italiane (una delle quali del XIV Corpo d'armata) con largo supporto d 'aviazione, una tedesca ed otto-dieci battaglioni croati (21). Furono prescelte grandi unità tra le migliori disponibili in Croazia e Moptenegro , quali le due divisioni alpine "Taurinense" e "Pusteria" e la "Cacciatori delle Alpi" (22). La "Taurinense" ed altri reparti italiani furono fatti affluire via ferroviaria a Sarajevo, che costituiva la loro base di partenza per l'attacco. L'8 aprile, a causa di difficoltà logistiche , gli italiani avevano chiesto di prorogare al 25 la data d'inizio delle operazioni che ad Abbazia era stata stabilita per il giorno 15. Il 19 i tedeschi espressero preoccupazioni per tale ritardo , nel timore che i ribelli , informati dei preparativi dell'Asse , potessero sfuggire al progettato accerchiamento. Bader, quindi, chiese agli italiani di affrettare i movimenti delle proprie truppe.

A pregiudicare in partenza l'esito di "Trio" furono le interferenze politiche delle autorità croate, che mal sopportavano la presenza di truppe italiane oltre la linea di demarcazione (23). A seguito di colloqui tra alti esponenti politico-militari croati intervenuti a Sarajevo ed il gene­ rale Bader, quest'ultimo diede ordine di anticipare l'inizio delle operazioni stabilite per il 25 aprile. Al movimento delle truppe croate-tedesche , ufficialmente avviato per poter soccorrere il presidio ustafa di Rogatica , che rischiava di cadere, corrispose l'ordine alle forze italiane di non varcare la linea di demarcazione e di limitarsi allo sbarramento di eventuali ripiegamenti partigiani. Il 21 aprile, in un incontro con Roatta a Mostar, Bader espresse la propria sfiducia in operazioni anti-partigiane su vasta scala come quelle concordate ad Abbazia (24), evidenziando, inoltre , il miglioramento della situazione nella Bosnia orientale a seguito di trattative dirette intervenute tra croati e cetnici e di alcuni successi locali ottenuti dalle truppe di Pavelié. Il 22 aprile un comunicato dello stato maggiore croato annunciava che, per effetto delle ultime azioni condotte da milizie usta.sa con l'ausilio di forze germaniche, le bande ribelli della Bosnia orientale erano state completamente distrutte. Così commentò a riguardo la relazione italiana sull'operazione "Trio": "Un tale punto di vista, espresso a soli sei giorni dalla richiesta di affrettare l'inizio delle operazioni e solo 48 ore dopo aver descritto la situazione di Rogatica come disperata, dimostra che sulle operazioni aveva interferito una manovra politica concertata nei convegni croato-tedeschi di Sarajevo". Il piano d'azione emanato da Bader, inoltre , faceva affidamento quasi esclusivamente sulle truppe tedesche e croate, limitando il concorso italiano alla sola divisione "Pusteria", e non si atteneva, quindi, alle disposizioni date dal comando 2• Armata . Così fu sintetizzata l'intricata situazione dei rapporti italo-tedeschi-croati che portò allo sviluppo di "Trio-I":

Tedeschi e croati, obbedendo ad una ben netta manovra politica, anticiparono la data d'inizio dell'operazione, riuscendo ad evitare il contributo italiano in terreno bosniaco; conseguenza di ciò fu il deflusso del nemico verso il Montenegro e l'Erzegovina sulle nostre truppe che procedevano verso le basi stabilite per l'attacco; giunte le truppe alpine nella conca di Sarajevo, tedeschi e croati accelerarono i tempi, riaffermando la mancata necessità del nostro intervento nel campo tattico; nel predisporre la prosecuzione delle operazioni di insieme, vennero accuratamente scartati piani operativi interessanti la Bosnia orientale; venne scelto, bensì, altro piano che orientava le nostre truppe e quelle alleate verso il rastrellamento della zona a cavallo della linea di demarcazione" (Relazione sulle operazioni in Bosnia orientale, in data 20 maggio 1942, nucleo di collegamento con armata germanica a Belgrado).

Roatta non si fece scoraggiare e chiese di attuare il ciclo operativo come previsto dalla pianificazione in esecuzione agli ordini impartiti dai comandi supremi italiano e tedesco, che nel frattempo non erano stati revocati. La prima fase di "Trio" si svolse dal 26 al 30 aprile, consentendo lo sblocco di Rogatica, ma mancando il risultato di annientare il grosso delle forze partigiane che si sottrassero all'accerchiamento. Il peso maggiore delle operazioni ricadde sugli alpini della "Pusteria" che, al prezzo di 80 tra morti e feriti, inflissero al nemico circa 800 perdite (25) . La "Cacciatori della Alpi" faticò non poco a raggiungere la base di partenza di Gacko (26), mentre la "Taurinense" il 25 aprile fu finalmente pronta ad operare da Sarajevo . La "Trio-II" si ripromise di annientare i ribelli concentratisi nel quadrilatero Sarajevo­ Kalinovik -Foca-Gorazde. Di fronte ai nuovi tentennamenti tedeschi che proponevano di rinviare di due settimane l'azione, Roatta chiese ed ottenne di assumere il comando diretto delle operazioni al posto di Bader (27).

9 Secondo l'addetto militare italiano a Belgrado , nel dicembre 1941 il generale tedesco Bader aveva in mente un piano genera­ le che prevedeva l'azione ripartita in due fasi successive, la prima in Bosnia orientale e la seconda nella zona di Sarajevo , con esclusione di collaborazione croata . All'alleato italiano si chiedeva i1 concorso di truppe da montagna (foglio n. 1225 in data 28 dicembre 1941, Situazione: in Serbia, nelle zone periferi che: Bosnia e Sangiaccato, legazione d'Italia a Belgrado) .

10 Lettera personale di Keitel del 4 febbraio 1942 al Capo di Stato Maggiore Generale italiano. Keitel , inoltre, si mostrò favorevole ad un atteggiamento in­ transigente nei confronti di tutte le forze che si opponevano al1'Asse , cetnici inclusi: "Qualsia­ si tollen1nza passiva delle mene degli 01todossi , cetnici , comuni­ sti , ecc. rafforza , per la scarsità di mezzi del governo croato, tali forze e può condurre improvvisamente ad una pericolosa situa­ zione nell'intera Balcania , Tutto il possibile deve essere perciò messo in atto per rafforzare lo stato croato; è necessario appoggiare energicamente le sue misu­ re contro i ribelli ed aiutarlo nel­ la costituzione dei suoi mezzi di governo".

11 Lettera personale del gen. Cavallero in data 18 febbraio 1942 a Keitel

12 Promemoria per il Capo di Stato Maggiore Generale dell 'aprile 1942, Situazione dell'Italia in Croazia, SMRE - Ufficio operazioni. I tedeschi mantenevano all'epoca una divisione e pochi battaglioni territoriali in Croazia e tre divisioni in Serbia.

13 Ibidem.

14 Gli accordi prevedevano che i territori tolti ai partigiani passassero al più presto sotto giurisdizione croata. Si veda Alberto Becherelli , op. cit., pag. 217.

15 Di fronte alle resistenze croate sull'invio di truppe italiane a Sarajevo, il Capo di Stato maggiore del comando 2" Armata scrisse che in questo modo "rimaneva pregiudicato il nostro intendimento politico di porre saldo piede nella Bosnia, dove i poteri civili sono oggi in mano croata" (foglio n. 8350 in data 25 aprile 1942, Interferenze politi­ che sulle operazioni in Bosnia, comando 2" armata - ufficio operazioni).

16 Verbale relativo alla riunione tenuta ad Abbazia il 3 marzo, cit. La proposta croata di sgombero completo delle popolazioni di intere zone, per semplice sospetto od a semplice titolo precauzionale, fu rigettata. "Lo sgombero potrà essere effettuato eccezionalmente, per singoli villaggi o per gruppi di villaggi".

17 Foglio n.. 6630 in data 30 marzo 1942, Direttive per le operazioni in Bosnia, comando 2" Annata.

18 Direttive per le operazioni in Bosnia.

19 Foglio n. 68/op. in data 8 aprile 1942, Direttive di carattere logistico per le operazioni in Bosnia orientale, comando 2' Armata - Intendenza.

20 Le divisioni ''Taurinense" e "Pusteria" inviarono ciascuna un proprio nucleo di collegamento al comando della 718'Divisione. Ufficiali tedeschi di collegamento furono distaccati anche presso il comando d'aviazione e I'intendenza della 2' Armata.

21 Il concetto generale operati­ vo prevedeva che "il problema della ribellione in Croazia debba essere risolto con visione unita­ ria , agendo con azione concentrica e secondo una valutazione di relativa importanza delle varie zone di ribellione. La zona più importante è stata valutata quella della Bosnia orientale, nella qua­ le vanno concentrate inizialmente le forze disponibili; in prosieguo di tempo le operazioni verranno rivolte verso nord-ovest".

22 La "Cacciatori delle Alpi" era considerata una delle migliori grandi unità di fanteria per via delle sue origini garibaldine. Per l'occasione ricevette il concorso di reparti della "Murge" appena affluita dall'Italia ed un gruppo d'artiglieria della "Isonzo". Fu messo a disposizione del Kampf gruppe Bader anche un gruppo di cannoni pesanti campali da 105/28 .

23 All'ultimo momento e sen­ za alcuna spiegazione, i tedeschi ridussero il numero dei treni de­ stinati al trasporto delle divisioni "Taurinense" e "Cacciatori" ver­ so la Bosnia, inoltre Bader vietò alle truppe italiane, nei territori al di là della linea di demarca­ zione, di procedere sia alla requisizione di alloggi e di deposi­ ti, sia all'acquisto di qualunque genere occorrente all'alimentazione delle truppe stesse senza l 'autorizzazione del comando germanico. Alla "Taurinense" fu vietato di stazionare in Sarajevo e fu acquartierata in aperta campagna .

24 Già nel corso di una riunione tenutasi a Belgrado il 26 gennaio, Bader aveva manifestato al colonnello Fabbri la sua contrarietà alle operazioni anti-ribelli su vasta scala, "che lasciano il tempo che trovano, spargendo solo nuovo terrore, miseria e soprattutto odio contro i tedeschi", lasciando comprendere "che gli ordini per le operazioni a largo raggio in Serbia e in Croazia venivano dall'alto e quindi era giocoforza obbedire" (foglio n . 151 in data 29 gennaio 1942, Colloquio col generale Bader, nucleo di collegamento con Armata germanica a Belgrado).

25 L'Aeronautica italiana lanciò 2.494 kg di esplosivo e 1.090 di viveri . Secondo la relazione italiana di "Trio", le operazioni delle truppe tedesco-croate "si sono risolte in un'avanzata metodica che non si capisce bene fino a qual punto si preoccupasse di agganciare il nemico".

26 Nel corso dell'avanzata le cravatte rosse ebbero 108 tra morti , feriti e dispersi , contro oltre 200 perdite nemiche.

27 Foglio n. 221/op. Tr. In data7 m aggi o 1942, Opera z ione Trio-Il, comando 2" Armata . Roana attrezzò il comando tatti­ co della 2" Armata per la direzio­ne di "Trio I" a Ragusa. Con telegramma n. 211 in data 5 maggio 1942 le forze disponibili furono suddivise in due aliquote poste al comando del Kampfgruppe Bader (718" e "Pusteria") e del VI corpo d'armata ("Taurinense" e   "Cacciatori   del l e Alpi ").

Scritto da Filippo Cappellano

Per gentile concessione dell’autore e delle edizioni “Storia Militare”