Non tutti sanno che la storia del paracadutismo italiano nacque con ben vent’anni d’anticipo dall’istituzione della prima unità di paracadutisti del Regio Esercito Italiano, il Battaglione paracadutisti “Fanti dell’Aria”, fortemente voluto da Italo Balbo e costituitosi in Libia il 22 marzo 1938 poi elevato al rango reggimentale, con il I° Battaglione paracadutisti libico “Diavoli neri” ed il II° Battaglioni paracadutisti “Nazionale”
Tra l’agosto 1918 ed il novembre 1918, equipaggiati con un paracadute inglese Cathrop, tre soldati del Regio Esercito Italiano si paracadutano dietro le linee nemiche difese dall’ VIII^ Armata: costoro sono: Ferruccio Nicoloso, Pier Arrigo Barnaba e Alessandro Tandura; in questa breve pillola di storia vogliamo parlare di questi ultimi due, così diversi come estrazione sociale ma così profondamente uguali.
.
Di Tandura, piccolo grande soldato, si dice che più volte schermiva la sua bassa statura dicendo che era comunque due centimetri più alto del “suo” Re, Vittorio Emanuele III, che veniva affettuosamente appellato in dialetto piemontese il “Re picìn”.
Classe 1893, Tandura nacque il 17 settembre a Vittorio Veneto, la città che divenne simbolo del sacrificio e della Vittoria. Con l’entrata in guerra del Regno d’Italia, Alessandro si arruola volontario nel Regio Esercito e viene assegnato al 1° Reggimento Fanteria come soldato semplice; nei ranghi del reggimento combatte sul monte Podgora, dove viene gravemente ferito.
Dopo una lunga convalescenza, Tandura viene assegnato ai reparti stanziali: il suo animo di combattente lo porta a rifiutare tanto l’assegnazione quanto la sua invalidità ad un braccio.
Attende paziente il suo momento, che arriva nell’ottobre del 1917 con la nomina a Sottotenente di Complemento. Da quel momento la sua vita diviene un susseguirsi di azione, sangue e sofferenza: chiede ed ottiene di essere assegnato, il 27 dicembre 1917, nel costituendo 20° Reggimento d’Assalto “Fiamme nere”.
Inquadrato nell’unità, Tandura prende parte a tutti i combattimenti del Basso Piave e partecipa vittorioso alla leggendaria Battaglia del Solstizio nel giugno del 1918. Le azioni e l’ardimento di questo ardito “compatto” vengono notate dal Comandante del servizio di informazioni, il Colonnello Dupont, il quale gli propone una “missione impossibile”: infiltrarsi nelle linee nemiche, costruire un servizio informazioni sul posto, raccogliere informazioni e riferire.
Era la notte tra l’8 ed il 9 agosto 1918 quando a bordo di un aereo Savoia – Pomilio SP4, Tandura, il piccolo grande soldato, diventa il primo paracadutista al mondo in azione di guerra. Viene paracadutato in zona Sinistra Piave e benché verrà catturato due volte dagli austriaci, riuscirà sempre a fuggire.
Tandura è uno dei militari italiani più decorati: nel suo medagliere sono presenti quattro Medaglie d’argento al Valor Militare, tre Medaglie di bronzo al Valor Militare e cinque Croci al Merito di guerra.
La più importante e prestigiosa, la Medaglia d’oro al Valor Militare, gli verrà conferita su proposta del Colonnello Dupont, per la seguente motivazione:
«Animato dal più ardente amor di Patria, si offriva per compiere una missione estremamente rischiosa: da un aeroplano in volo si faceva lanciare con un paracadute al di là delle linee nemiche nel Veneto invaso, dove, con alacre intelligenza ed indomito sprezzo di ogni pericolo, raccoglieva nuclei di ufficiali e soldati nostri dispersi, e, animandoli col proprio coraggio e con la propria fede, costituiva con essi un servizio di informazioni che riuscì di preziosissimo ausilio alle operazioni. Due volte arrestato e due volte sfuggito, dopo tre mesi di audacie leggendarie, integrava l’avveduta e feconda opera sua, ponendosi arditamente alla testa delle sue schiere di ribelli e con esse insorgendo nel momento in cui si delineava la ritirata nemica, ed agevolando così l’avanzata vittoriosa delle nostre truppe. Fulgido esempio di abnegazione, di cosciente coraggio e di generosa, intera dedizione di tutto se stesso alla Patria. Piave - Vittorio Veneto, agosto - ottobre 1918 .».
Invece, con orgoglio del personale del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, unità appartenente alle Forze Speciali, del Tenente Pier Luigi Barnaba si dice tutt’altro: il giovane ufficiale è il primo Alpino paracadutista della storia!
Di famiglia friulana benestante, nasce il 1891 a Buia in provincia di Udine; grazie all’educazione dei genitori, fortemente patriottici in una zona “pericolosamente” vicina ai confini dell’ Impero Austroungarico, Pier Luigi cresce con amor di Patria e contestualmente alla dichiarazione di Guerra del Regno d’Italia decide di arruolarsi.
Benché inabile al Servizio militare per un presunto difetto cardiaco, la sua tenacia e la sua perseveranza lo premiano e riesce, nel 1916, ad arruolarsi negli alpini, più precisamente nel Battaglione Val Fella dell’8° Reggimento, come Sottotenente della Milizia Territoriale.
Come per Tandura, a Barnaba le briglie del casermaggio stanno strette e nel 1917 chiede ed ottiene il trasferimento nel ruolo di complemento. Sempre nel 1917, con il grado di Tenente, combatte e viene ferito presso il passo degli scalini nelle Alpi Giulie; ferito, lontano dagli affetti ed in un territorio occupato dal nemico, il giovane ufficiale matura sempre più il proprio desiderio di azione, così qualche mese dopo sulle orme del suo predecessore si propone per l’impresa che lo ha reso leggenda.
Ottiene con grande difficoltà l’autorizzazione dal Corpo d’Armata e la notte del 23 Agosto 1918 viene paracadutato nei pressi di Buia (UD) per iniziare in quel settore l’attività di riorganizzazione dei soldati sbandati e costruire una rete di informazioni militari. Ricercato dalle autorità austroungariche, vive ai margini della società e colpo dopo colpo contribuisce alla Vittoria del Regno d’Italia.
Anch’egli decorato di Medaglia d’argento al Valor Militare, di Medaglia di Bronzo al Valor Militare, viene proposto ed insignito della Medaglia d’oro al Valor Militare per la seguente motivazione:
«Sebbene inabile alle fatiche di guerra per ferita riportata in combattimento, con elevato senso di amor patrio, si offrì volontario per essere trasportato in aeroplano e calato con paracadute in territorio invaso dal nemico. Sprezzando le gravi conseguenze nelle quali sarebbe incorso, se scoperto, inviò per vari giorni, con mezzi aerei, importanti notizie sul nemico. Ogni suo atto fu un fulgido esempio di valore e di patriottismo. Piave - Tagliamento, ottobre - novembre 1918. »
L’operazione condotta dall’agosto al novembre 1918 presenta tutti i caratteri di un operazione speciale e salverà la vita di giovani soldati sbandati, mediante l’organizzazione di bande armate che gli stessi ufficiali specializzeranno nelle azioni lampo e che andranno a costituire il servizio di informazioni militari.
Senza alcuna preparazione ma armati di sana incoscienza ed enorme Spirito di servizio, Tandura, Barnaba ed i loro compagni vengono paracadutati in diverse riprese oltre le linee nemiche dove inizieranno una salva di operazioni di guerriglia e sabotaggio mai conosciute sino ad allora.
Stante la natura difficile dei trinceramenti non vi era sufficiente garanzia che i giovani ufficiali riuscissero ad infiltrarsi via terra, fu così che si decise per un impresa di ardimento, la prima azione di chi, grazie ad essa, diventeranno una leggenda: siamo di fronte ai primi operatori di Forze Speciali! Grazie anche a queste unità, il Regio Esercito riuscì più volte ad aumentare l’efficacia dell’offensiva verso le truppe Austroungariche, fino a distruggerne le fila.
Questi due Ufficiali, uno basso ed uno con un difetto cardiaco, sono stati capaci di grandi imprese: hanno perseguito il proprio obiettivo noncuranti dei loro limiti e ci insegnano due lezioni a mio modesto avviso imprescindibili.
La prima: attingendo dal decalogo di Lamarmora, fiducia in se stessi fino alla presunzione!
La seconda: non importa quante volte cadi, quante volte ti feriscono, reagisci con spirito indomito e sii pronto alla porta!
Sono Personaggi come questi che mi hanno sempre ispirato anche nei momenti di difficoltà e che mi rendono orgoglioso di aver Servito nel Corpo dei Bersaglieri, in quello dei Paracadutisti ed in ultimo (ma solo per cronologia) in quello degli Alpini.
Anche oggi che il mio Servizio è terminato, che l’Uniforme è adeguatamente riposta nel mio armadio dei ricordi e che ho finalmente accettato quello che la vita mi ha riservato, gli insegnamenti e l’ispirazione di questi soldati sono nel mio piccolo patrimonio di uomo.
Per questo, accogliendo l’invito dell’amico e Direttore del Museo Nazionale Storico degli Alpini Ten.Col. Giulio Lepore, ho deciso di raccontare questa breve pillola di storia, senza alcuna pretesa ma con la certezza in cuor mio che sono questi gli Uomini che hanno fatto grande la nostra Patria.
E per rincalzo il cuore!
Gli articoli pubblicati non rispecchiano necessariamente l'opinione della Direzione del Museo.