LA TRANSIZIONE
Basset è anche il fautore del recente cambiamento: il Museo attuale nasce infatti da una sua idea iniziale, di concerto con l’Associazione Amici del Museo, che ha poi trovato il pieno sostegno dell’Associazione Nazionale Alpini. Un primo protocollo d’intesa per trasformare il Museo nell’attuale realtà viene firmato nel maggio del 2017 a Treviso, durante la 90^ Adunata Nazionale degli Alpini, tra l’allora Capo di Stato Maggiore della Difesa, Generale Claudio Graziano ed il presidente dell’A.N.A. Sebastiano Favero. L’opera di riqualificazione, frutto di una significativa ed importante sinergia tra Ministero Difesa, Associazione Nazionale Alpini, Comune e Provincia di Trento ed Associazione Amici del Museo, è un progetto ambizioso, dal costo di 2 milioni di euro, che mira a consegnare a tutti gli Alpini ed alla città di Trento uno spazio espositivo più che quadruplicato, portando la superficie museale da 293 a1.404 mq., ma che guarda anche all’ambiente, con soluzioni a basso impatto energetico.
L'ingresso del vecchio Museo La nuova struttura, che ingloba quella preesitente
Nell’ottobre 2017 tutte le parti sottoscrivono l’accordo operativo per l’avvio dei lavori con il progetto e la guida dell’Architetto Andrea Tomasi. La nuova apertura viene prevista per il 2019: una vera lotta contro il tempo, ma per tenere fede alla famosa scritta nella roccia, presa anche a motto dell’Adunata nazionale Alpini di Trento del 2018 durante la quale è posata la prima pietra del nuovo Museo, tutte le parti si mettono subito in moto accettando la sfida. Intanto il vecchio Museo era stato chiuso ed il personale aveva provveduto allo svuotamento ed all’immagazzinamento dei reperti e dell’archivio, “congelando” così il Museo per come era conosciuto fino ad allora. In attesa della nuova struttura, parte dei cimeli vengono esposti nella prestigiosa sede di Torre Vanga a Trento.
Dopo un intervento iniziale del 2° Reggimento Genio Guastatori Alpino, entrano in campo per i lavori le numerose ditte locali appaltate per l’incarico “a km 0”, affiancate da un grandissimo lavoro degli infaticabili Volontari dell’ANA che si avvicendano per mesi sul progetto. Arrivano per dare una mano, oltre agli Alpini delle Sezioni ANA trentine, anche quelli di Acqui Terme, Bassano, Bergamo, Brescia, Como, Monte Suello, Pavia, Vallecamonica, Verona e persino dell’Aquila. Sono oltre un centinaio gli Alpini in congedo che, del tutto gratuitamente, si occupano dei lavori non strutturali: cartongesso, piastrelle, pitture ed esterni.
I lavori vengono inizialmente bloccati per la scoperta sull’area di una necropoli di epoca longobarda con 13 sepolture, sia di adulti sia di bambini, contenenti oggetti di corredo di notevole prestigio ( il Doss Trento si riconferma come vera e propria “montagna della memoria”), ma dopo i necessari interventi i lavori riprendono più spediti di prima.
La parte dei ritrovamenti archeologici, ora inglobata nel museo
L’attività è a dir poco frenetica e finalmente, dopo lunghi mesi di lavoro, il 13 ottobre 2019 la nuova struttura viene inaugurata alla presenza del Generale Claudio Berto, comandante delle Truppe Alpine. Anche la data scelta è significativa: il giorno prima, 12 ottobre, era l’anniversario della nascita degli Alpini, avvenuta nel 1872; si sceglie di “slittare” di un giorno per poter fare l’inaugurazione di domenica e permettere così un maggiore afflusso alla cerimonia. A questa sono presenti anche, come “padroni di casa”, il Generale Basset ed il Ten. Col. Giulio Lepore (Alpino Paracadutista e Ranger) che ha avvicendato Basset nella direzione del Museo dal luglio precedente.
Purtroppo, per le note problematiche legate alla pandemia di Covid-19 il Museo non ha potuto subito essere aperto al pubblico, ma dopo la “nuova” recente inaugurazione effettuata il 18 ottobre scorso dal Ministro della Difesa, on. Lorenzo Guerini, accompagnato dal Comandante delle Truppe Alpine, Gen. C.A. Claudio Berto e dal Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, Sebastiano Favero, ormai il nuovo Museo Nazionale Storico degli Alpini è una realtà.
L’inaugurazione del nuovo museo il 13 ottobre 2019 La recente inaugurazione per l'apertura al pubblico da parte del Ministro della Difesa, il 18 ottobre 2021
IL NUOVO MUSEO
Arrivando dalla Strada degli Alpini, accoglie il visitatore un’ampia scalinata sul fronte principale, caratterizzato da una scansione lineare ed astratta delle geometrie e da una grande trasparenza. La scalinata è abbellita da due ordini di cippi realizzati in ricordo dei Reggimenti degli Alpini e attorniata da pezzi di Artiglieria già in dotazione alle T.A.
La prima cosa che salta all’occhio è la nuova infrastruttura che funge anche da “cinta muraria” alla vecchia palazzina del museo, assumendo consistenza verso l’esterno a guisa di protezione.
La nuova struttura museale non è solo una mera esposizione di cimeli, documenti e testimonianze degli Alpini, ma è stata pensata come luogo moderno ed attivo capace di trasmettere la storia, i valori del passato come pure quelli del presente e del futuro delle Truppe Alpine, anche attraverso tecnologie interattive. Nell’ingresso, dove due cannoni usati dall’Artiglieria da Montagna (un 65/17 mod. 1908 ed un 75B Ret. come quello che appoggiò gli attacchi degli “Skiatori” in Adamello) accolgono i cultori della Grande Guerra, un totem multimediale fornisce infatti ogni indicazione utile i visitatori ed in tutto il Museo sono numerose le postazioni interattive che coinvolgono gli ospiti e dove le informazioni possono essere fruite in maniera attiva e collaborativa.
Cannone da montagna 75B nell’atrio del museo
All’ingresso è possibile anche scaricare un’app gratuita che consente di integrare la parte espositiva con quella descrittiva digitale.
Nella prima sala, davanti all’ingresso, dominata in alto dal pannello dipinto da Caccia Dominioni, si scopre l’evoluzione dell’equipaggiamento, delle uniformi e della storia degli Alpini attraverso vetrine con manichini in uniforme e teche con molto materiale di interesse storico.
La sala delle uniformi
Spiccano le colorate uniformi ottocentesche del Corpo a cui fanno da contraltare le bianche divise coloniali indossate dagli Alpini nei loro primi impieghi oltremare. Per gli appassionati della Grande Guerra sono degni di nota, tra il resto, il cappotto attribuito a Cesare Battisti e l’uniforme da combattimento appartenuta all’allora Tenente Paolo Signorini del 4°rgt Alpini, con ancora evidente il buco della pallottola che lo trapassò da parte a parte a Malga Caprara nel 1916. Signorini, da Colonnello comanderà il 6º Rgt Alpini della div. Tridentina.
Morirà il 1º febbraio 1943, durante il ripiegamento dal Don: all'uscita da una sacca, constatata la distruzione quasi totale dei suoi reparti, spirerà colpito da infarto. Sarà insignito di MOVM.
Il cappotto di Cesare Battisti lL'uniforme di Paolo Signorini
Tra i cimeli è presente anche la Medaglia d’Oro al Valor Militare del Ten. Guido Poli, volontario irredentista trentino, caduto sull’Ortigara nel giugno 1917, donata al Museo dalla famiglia nel 2016.
In una teca anche i ricordi del Generale Ottavio Zoppi, comandante della 1^ Div. D’Assalto nel 1918, tra cui un bellissimo elmetto Adrian commemorativo a lui dedicato nel dopoguerra.
L’elmetto del Gen. Zoppi
La visita continua verso il Sacrario delle Medaglie d'Oro al Valore Militare, dove è possibile, tramite un supporto digitale, ricercare ed ascoltare la motivazione delle concessioni. Sulla parte superiore, a giro d’orizzonte, un affresco realizzato da Paolo Caccia Dominioni raffigura le cime dei campi di battaglia dove le Penne Nere hanno combattuto, dalle guerre coloniali sino alla seconda guerra mondiale.
Una grande sala espositiva raggruppa poi alcuni mezzi in dotazione nel tempo alle Truppe Alpine; una sezione è dedicata anche alle slitte, tra le quali due modelli di slitte per cani da traino utilizzate in Adamello.
Al centro, un’area è dedicata al mulo, inseparabile amico dell’Alpino in guerra e pace, e ai suoi equipaggiamenti, attraverso una riproduzione in scala 1:1 dell’animale col suo carico.
È esposta anche una grande ed interessante raccolta di armi di tutte le epoche (alcune molto rare, come la mitragliatrice SIA mod. ‘18 o la mitragliatrice Gardner a 2 canne, cal. 10,35, utilizzata anche nella Grande Guerra sul fronte dolomitico), dalle pistole, ai mortai, fino al versatile obice da 105/14, ancora oggi in servizio.
Con un ausilio multimediale è possibile conoscere le relative informazioni su ogni arma, i suoi dati tecnici e le curiosità.
Altri pezzi di armamento pesante, cannoni, obici e mitragliere, sono visibili attraverso le ampie vetrate dove la struttura originale incontra la modernità dei nuovi luminosi spazi.
Nella vasta sala centrale, una parte, curata assieme alla Sovrintendenza dei Beni Culturali, è dedicata ai reperti archeologici trovati nel terreno sottostante.
Non mancano poi dei punti dove anche i più piccoli possono farsi fotografare accanto alla riproduzione museale di un Alpino della Grande Guerra, magari indossando gli elmetti del 15-18.
Il percorso continua poi con l'area delle "tematiche alpine", dove una zona è dedicata agli sci ed agli Alpini sciatori, con i raffronti dei vari equipaggiamenti nel tempo, dai primi sci di frassino (è riprodotto anche un manichino di “skiatore” della Grande Guerra) fino agli attuali sci pieghevoli in dotazione ai reparti speciali.
Particolarmente apprezzata dai visitatori è poi la riproduzione di un posto branda degli anni ’60/’70, che fa riaffluire vecchi ricordi in molti ex-Alpini di leva. A questa è affiancata una zona a tema “rancio alpino” con un’esposizione di curiosità dedicate all’alimentazione.
Si prosegue con una bellissima sala dedicata alle imprese coloniali (non va dimenticato che moltissimi ufficiali degli Alpini comandarono le nostre truppe coloniali di colore, gli Ascari) con dei pregevoli manichini in uniforme provenienti dal dismesso Museo Africano di Roma. Al centro un’incredibile raccolta di figurini d’epoca fatti a mano in gesso, che riproduce un intero Battaglione Coloniale.
La parte finale è dedicata alle operazioni di “Peace keeping” e “Peace enforcement” che hanno coinvolto l’Esercito Italiano ed il Corpo degli Alpini nel tempo ed all’impiego delle unità alpine nei vari teatri operativi, valorizzando l’evoluzione dell’Alpino da soldato di leva a volontario professionista, con enfasi sui Ranger del Battaglione “Monte Cervino”, componente operativa del 4° Reggimento Alpini Paracadutisti, unità d’èlite inquadrata nelle Forze Speciali italiane.
In un Museo come quello appena realizzato, con un percorso museale all’avanguardia, non poteva mancare la parte documentale, con l’Archivio Storico, vero cuore pulsante del Museo. L’area dell’Archivio è ad accesso controllato, poiché vi sono conservati documenti, fotografie e libri originali e di pregio, e il servizio di consultazione è principalmente rivolto a studiosi e ricercatori storici. Oltre a questo, è presente una Biblioteca
di circa 5.000 volumi relativi alla storia del Corpo degli Alpini e ad argomenti storico-militari. L'accesso ai testi della biblioteca è consentito al pubblico, che può anche richiederne l'eventuale prestito.
È presente anche una Sala Lettura studiata come uno spazio polifunzionale attrezzato con un grande schermo e tutti gli ausili tecnici per permettere, oltre alla consultazione dei documenti dell’archivio, una perfetta operabilità in occasione di meeting e convegni di settore. È inoltre pensata come laboratorio ludico-didattico per i più piccoli, che qui possono divertirsi e disegnare alla scoperta della storia degli Alpini e delle loro gesta. La stessa sala è utilizzabile anche come sito per valorizzare le esposizioni temporanee.
Finalmente , dopo tante vicissitudini e grazie alla tenacia e buona volontà di tanti, il Museo Nazionale Storico degli Alpini, realizzato con tempistiche eccezionali, è oggi una realtà importante non solo per tutti gli Alpini e per la città di Trento, ma può essere considerato un vero fiore all’occhiello nell’attuale panorama dei Musei Militari italiani. Qui ogni oggetto ha una storia che aspetta solo chi vuole ascoltarla.
Solo se conosciamo il passato possiamo analizzare il presente e programmare un futuro per le nuove generazioni e solo dalla conoscenza deriva l’interesse per la Storia ed il patrimonio che ci ha lasciato, oltre che la sua tutela.
Scritto da Stefano Rossi