Nella primavera del 1916, la direzione dell'esercito austro-ungarico, così come i tedeschi contro la Francia a Verdun, tentò di dare una svolta alla guerra sul fronte meridionale. L'obiettivo era di avanzare attraverso l'altopiano dei Sette Comuni in Trentino verso la pianura italiana e di accerchiare gran parte dell'esercito italiano ad est del Piave. Uno dei tanti massicci montuosi da conquistare prima di passare in pianura era, a nord-est del comune di Arsiero, il Monte Cimone (1226 m), questo compito toccò all'IR 14 "Linzer-Hessen" affiancato da un battaglione di IR 50.
Dopo un feroce ed efficace fuoco d'artiglieria, gli "Hessen" presero d'assalto la salita. Le alture erano difese dagli Alpini, le truppe d'élite dell'esercito italiano, che combattevano ostinatamente. Poco dopo mezzogiorno, gli "Hessen" riuscirono a penetrare nelle posizioni nemiche, e verso le 13.30 gli austriaci avevano la cima saldamente nelle loro mani. Un ultimo disperato contrattacco degli Alpini, ancora in grado di combattere, con un capitano e un medico militare in testa, fallì a causa delle mitragliatrici dei 14 che erano alle loro spalle. Alle 15.00 un altro battaglione di "Hessen" - il loro capitano Puteany con la sciabola sguainata alla testa - prese d'assalto il Caviojo che si trovava accanto al Cimone.
Il tenente Franz Novotny, pioniere dell'Hessen, salì sulla montagna il giorno seguente e ne riferisce così nelle sue memorie: "[...] Qui ho trovato i coraggiosi ufficiali alpini e tra loro il medico, la cui mano teneva ancora il calcio della pistola. Con la cartella in mano, rimasi per un po' davanti ai cadaveri dei sette ufficiali che, in vera devozione al dovere, avevano incontrato una morte eroica per il loro re e la loro patria nella mitragliata dall'altra parte della strada. Si erano sacrificati per essere un esempio per i loro soldati anche nella morte. Li seguirono volentieri e soffrirono la morte con loro [...]".
Scritto da: Wm [sergente] Mag. Martin Prieschl, MA (Kdo PzB 14, Wels).
Vierzehner im Angriff: Der Sturm auf den Monte Cimone 25. Mai 1916
Im Frühjahr 1916 versuchte die österreichisch-ungarische Armeeführung – ähnlich wie die Deutschen gegen Frankreich bei Verdun – auch an der Südfront eine Kriegsentscheidung herbeizuführen. Ziel war es, über die Hochfläche Sette Comuni („Sieben Gemeinde“) im Trentino in die italienische Tiefebene vorzustoßen und einen Großteil der italienischen Armee im Osten des Flusses Piave einzukesseln. Eine der vielen Bergmassive, die es vor dem Übergang in die Ebene zu erobern galt, liegt nordöstlich der Gemeinde Arsiero, der Monte Cimone (1226m), eine Aufgabe, die neben einem Bataillon des IR 50, dem IR 14 „Linzer-Hessen“ zufiel.
Nach einem heftigen Wirkungsschießen der Artillerie stürmten die „Hessen“ bergan. Verteidigt wurde die Höhe von den Alpini, der Elitetruppe der italienischen Armee, die sich hartnäckig wehrten. Kurz nach Mittag gelang den „Hessen“ der Einbruch in die feindlichen Stellungen, um etwa 13.30 hatten die Oberösterreicher den Gipfel fest in ihrer Hand. Ein letzter verzweifelter Gegenangriff der noch kampffähigen Alpini mit einem Hauptmann und einem Militärarzt an der Spitze scheiterte an den nachgezogenen MGs der 14er. Um 15.00 erstürmte ein weiteres Bataillon der Hessen – ihr Hauptmann Puteany mit gezogenem Säbel an ihrer Spitze – den neben dem Cimone liegenden Caviojo.
Hessenpionier-Oberleutnant Franz Novotny rückte am folgenden Tag auf den Berg und berichtet darüber in seinen Memoiren: „[…] Hier fand ich die tapferen Alpinioffiziere und unter ihnen den Arzt, dessen Hand noch den Pistolenknauf umkrampft hielt. Mit der Mappe in der Hand stand ich eine Weile vor den Leichen der sieben Offiziere, die in wahrhaft heroischer Pflichterfüllung in der über die Straße hinwegfegenden Maschinengewehr den Heldentod für ihren König und ihr Vaterland gefunden hatten. Sie hatten sich aufgeopfert, um ihren Soldaten Vorbild auch im Tode zu sein. Willig sind diese ihnen gefolgt und haben mit ihnen den Tod erlitten […]“.
Geschrieben von: Wm Mag. Martin Prieschl, MA (Kdo PzB 14, Wels).