Il comando italiano, non ancora convinto dell’impossibilità della presa del passo frontalmente, ordinò un nuovo attacco e, nuovamente il 15 agosto, inviò all’assalto, del passo, gli alpini sopravvissuti della 28a e della 29a compagnia delFenestrelle… finchè li guidava il sottotenente Roscio, gli Alpini non si fermarono, si fidavano, lo avrebbero seguito in capo al mondo ma ………..attaccare frontalmente dal vallon popera … UN SUICIDIO…, non importa, avanti dietro a ROSCIO, …avanzarono sino a 400 metri dal passo .. ma poi si scatenò l’inferno di fuoco, sia dal passo che dalle pendici di cima undici …, impossibile procedere, gli alpini fanno miracoli ma non possono volare ..unico modo possibile per conquistare un muro alto centinaia di metri.

Al Maggiore Gazagne, comandante del battaglione, non bastò…nel suo rapporto evidenziò che l’azione era fallita, più che per il fuoco nemico, perchè…gli alpini erano scomparsi dalle posizioni assegnate …. Sigh ….sbandati…    e fu tribunale di SELVAPIANA.. istituito nelle adiacenze di casera selvapiana, (oggi rifugio Lunelli), qui 67 ALPINI vennero INDAGATI e 28 di loro, poi, sottoposti a giudizio con l’imputazione: … alpini scomparsi dalle posizioni assegnate …. Sbandati…  “codardia e abbandono di posto in faccia al nemico…” non c’era accusa più grave, attenuanti emerse … 70 gg di attacchi continui a posizioni impossibili .... con estremo valore … medaglie ed encomi assegnati.. ma non fu messo a verbale …(“Alpini alla sbarra” damiano leonetti – ed. GASPARI -UD)

2 condanne a morte per diserzione, 2 a 10 anni di lavori forzati, 5 di reclusione ordinaria e, per i restanti soldati, da 2 a 5 anni di reclusione …

Il passo però era ancora in mano austroungarica, fu il Generale Venturi, comandante del settore Padola - Visdende che a gennaio del 1916 concepì la conquista del passo della sentinella …con pari tattica, già pensata, dal Capitano Cerboneschi, individuando nel Capitano Giovanni Sala e nell’aspirante Lunelli, i 2 Ufficiali adatti a condurlo.

Chi erano i prescelti?

Italo Lunelli

ITALO LUNELLI, irridento trentino, completato il corso ufficiali, nominato aspirante, venne assegnato al 7º Reggimento alpini assumendo, nel 1916, un ruolo fondamentale nella conquista del passo della sentinella, tale operazione gli valse la Medaglia d'argento al Valor Militare, commutata poi, in medaglia d'oro negli anni 20… grazie all'interessamento della vedova di Cesare Battisti con cui era entrato in amicizia…facendo sorgere una polemica, mai sopita, con il Capitano Giovanni Sala sia su chi spettava il merito della conquista e sia per il fatto che il Sala non ebbe la medaglia d’oro per il fatto d’armi… politica …anche allora, perche’ il comandante medaglia argento ed il subalterno medaglia oro…? qualcosa non tornava…Cap. Sala

Il Capitano Giovanni Sala, ai primi di gennaio del 1916, fu incaricato di condurre le operazioni per la conquista del passo della sentinella, resosi conto che la riuscita dell'impresa dipendeva, sia dalla sorpresa che dalla preventiva occupazione di Cima Undici, da farsi in silenzio ed assaltando simultaneamente da piu’ direzioni, espose il Suo piano al Generale Venturi, richiedendo l’assegnazione di personale esperto e molto pratico di montagna, Venturi approvò assegnandogli l'alpinista Italo Lunelli, inimmaginabili gli ostacoli.. ma l’impresa riuscì, al Sala non fu data la medaglia d’oro …al Lunelli SI …eppure Sala era il Comandante…  l’ideatore dell’attacco …il geniale ideatore dei “mascabroni”… capita; motivazione della medaglia d’argento: “…Organizzò e condusse a termine con costanza e sprezzo del pericolo, nel cuore dell'inverno, l'occupazione di una impervia posizione, vincendo difficoltà ritenute insormontabili. Eludendo poi, meravigliosamente, l'attiva vigilanza del nemico, riuscì, alla testa di un manipolo di arditi, a piombare di sorpresa, scendendo lungo una parete quasi a picco, su una posizione del nemico della quale si impossessò: mirabile esempio di calma e coraggio...” 

16 aprile 1916…… … CONQUISTA DEL PASSO DELLA SENTINELLA

Nonostante i 3 attacchi suicidi a cui furono costretti nel 1915, fanteria ed alpini, il passo era ancora saldamente in mano agli austroungarici che, da lì, controllavano ogni movimento di truppe su tutta la val padola. Bisognava conquistarlo, ma se dal vallone non si era riusciti .. rimaneva solo una strada …dal CIELOMenti dell’attacco (oltre al Sala ed al Lunelli), il sottotenente Leida ed il sottotenente Martini ed un pugno di Alpini straordinari, voluti dal Sala che, passati alla storia grazie alla diretta testimonianza lasciata dal Capitano:

"…I soldati che componevano le due squadre furono da me denominati "i mascabroni”, un nome dato a quei soldati che durante lo svolgimento della difficile impresa si dimostrarono i più arditi, i più tenaci nell'affrontare le difficoltà, pieni di fede nel successo, un po' "brontoloni", gente tutta cuore e tutta sostanza; poca forma, che molto spesso è ipocrisia. Gli alpini, poi sono brontoloni di natura, non per indisciplina; bisogna conoscerli a fondo per poterli giudicare...”AC Mascabroni 01

Dal 30 Gennaio ai primi di  Aprile del 1916, gli alpini riuscirono, all'insaputa degli austriaci, ad occupare tutta la cresta sommitale di Cima Undici fino alla forcella Dal Canton, sovrastante il Passo della Sentinella. Per tutto l'inverno, tonnellate e tonnellate di attrezzature di ogni specie (legname, corde, viveri, vestiario, combustibili, armamenti e munizioni) vennero trasportate, a soma di mulo, fino a Forcella Giralba e da lì, a spalla, confluendo alle posizioni approntate sulle forcelle e sulle cime, in caverne, baracche e tane nella neve. Un lavoro lungo e faticoso, compiuto senza tregua nelle rigide notti invernali, non di rado, sotto fitte nevicate o nella nebbia, in modo da non farsi scoprire dagli austriaci. Il terreno in cui si mossero gli alpini fu tra i più difficili: dove non c'era la neve erano presenti lastroni di ghiaccio a ricoprire la roccia; le slavine, vere e proprie valanghe, si distaccavano facilmente dall'alto col pericolo costante di travolgere uomini e materiali. Ad una, ad una, le forcelle furono raggiunte ed attrezzate dagli alpini, in gran parte di notte, per sfuggire alle vedette austriache. Furono costruite baracche, attrezzati percorsi con scale e corde, furono fatti affluire materiali, armi, uomini, tutto tra la neve e il ghiaccio e quasi interamente a spalle d'uomo, a 3000 metri di quota. vennero stese le linee telefoniche ed installata una stazione eliografica, non solo, nei primi giorni di aprile, gli artiglieri del gruppo "Belluno", trasportarono un pezzo da 65/17 nei pressi di Cima Undici alla quota di 3045 metri …”diventerà il cannone che spara dalle stelle”.

A metà Aprile tutto era pronto per l'attacco…nella notte del 16 aprile gli uomini di Lunelli dal Sasso Fuoco s'inerpicarono, silenziosi e mimetizzati, sul ripido nevaio che sale verso il Pianoro del Dito; sorprendendo i difensori ed impossessandosi della posizione e raggiunti, poi, dalla squadra del sottotenente Leida. Gli austriaci, sul Passo della Sentinella, si trovarono isolati e chiusi in una morsa; con l'artiglieria che dal Creston Popera tirava sulla Croda Rossa e sul Passo; aprì il fuoco anche la mitragliatrice manovrata dal sottotenente Passerini sparando dalla Forcella della Tenda. Il lanciabombe e la mitragliatrice di Forcella Da Col inchiodarono i rinforzi che stavano cercando di risalire dal fondo di Val Fiscalina; contro di loro apri’ il fuoco anche il plotone di Lunelli dal Pianoro del Dito. I "Mascabroni" di De Poi si lanciarono all'attacco scivolando sulla neve; partirono anche quelli di Jannetta; dal Vallon Popera scattò, frontalmente, il plotone di Martini arrivando per primo sul Passo. I sedici austriaci che difendevano la postazione furono sopraffatti; i sette al riparo nella caverna furono inchiodati, lì, dalle raffiche incrociate delle mitragliatrici e dagli uomini di Lunelli inerpicati sul Pianoro del Dito; un graduato rimase ucciso, gli altri riuscirono a fuggire. Alle 13,45, 16 aprile del 1916, sul Passo della Sentinella apparvero gli alpini, erano riusciti nell’impresa! Il termometro segnava 30° sotto zero, I sacrifici non erano stati vani.

 

Tiziano Vanin UFFICIALE DEGLI ALPINI - ANA SEZIONE VENEZIA