(tra i ricordi 1943-45 del 5°Alpini )

Due Alpini, Reduci del Fronte russo ed entrambi internati nei lagher in Germania dopo l’8 settembre, hanno avuto scambi epistolari. In una lettera di trenta anni orsono, oltre a rimembrare la cara amicizia chi scrive ricorda di quando, finita la tristissima esperienza sul Don e superstiti della “sacca” , si erano ritrovati a fianco di letto nell’ospedale di Woltschank (così ritenuto). 

® - Tu con il polmone perforato, ormai cicatrizzato ed io … forse perché fra i primi usciti, tanto che il giorno successivo lasciai l’ospedale per Karkow. In quella occasione mi hai regalato una piccola bussola, usata nella steppa russa, che mi ha seguito in prigionia dopo l’8 settembre. La bussola nascosta nella gala del cappello sede della penna ha resistito a tutte le perquisizioni unitamente a mezza scatola di sardine nascosta nel risvolto. Un mattino furiose come non mai le guardie tedesche iniziano una tempestosa perquisizione; avevano rilevato l’esistenza di una radio ricevente. Conclusione: non ho avuto il tempo nemmeno di prendermi il cappello. Al rientro l’ho ritrovato a terra liberato di tutto! Devo riconoscere che la perquisizione aveva la sua ragione d’essere … “radio caterina” captata e diffusa da Guareschi, Novello, con la indispensabile collaborazione del Serg. Pilis, dell’Art. Alpino Buzzetti detto Chicco e del Cap. Gallarotti con tante pericolose peripezie e sotterfugi.

Calvi 1

¤ Sequestratami la bussola, sparita la mezza scatoletta di sardine, dopo alcuni giorni vengo convocato dal Comandante del blocco. Nella stanzetta adibita ad Ufficio trovo pure l’interprete… espongo le mie lamentele per la sparizione della scatoletta … ma sono rimasto con le pive nel sacco e invece mi ha fatto il perentorio appunto che la bussola è proibito tenerla! Rispondo: mi è servita per uscire dalla sacca e mi sarebbe servita per scappare. L’interprete esita …, lo invito perentoriamente a tradurre; così termina il colloquio.

Rientrato in baracca racconto agli amici l’episodio, ricevendo per commento una serie di improperi. Passano alcuni giorni, vengo di nuovo convocato al Comando tedesco,… saluto gli amici dicendo che se non dovessi rientrare sanno già che sarei finito in cella.

Nell’ufficio invece siamo soli …, scambio di saluti …, e il Capitano in buon italiano mi restituisce la bussola invitandomi al silenzio. Per parte mia ringrazio in corrente tedesco.

- Ecco in breve la storia della tua bussola e altrettanto della nostra amicizia.

 

 La solerte risposta a questa lettera, oltre agli apprezzamenti e ringraziamenti per il caro ricordo, porta la precisazione che la bussola era stata donata all’ospedale di Karkov, dove era stata fatta la visita al ferito, mio Padre Nanni Calvi.

Articolo di Pietro Calvi

¤ - Immagine tratta dal Libro: "Prigionia c'ero anch'io" di Giulio Bedeschi

® - dalla lettera del 26.7.1996 dell’Alpino già Cap. di Complemento Arnaldo Negri - CCR 5°Alpini al Gen. T. A. Giovanni Calvi già Ten. 49°Cp Btg. Tirano 5°Alpini.