STORIA E ORIGINI DEI CANNONI SENZA RINCULO.
Prima di analizzare il soggetto principale di questo articolo è bene rispondere ad una domanda che, molto probabilmente, i lettori che non hanno dimestichezza con le armi controcarro si saranno posti leggendo il titolo di questo articolo. Che cos’è un cannone senza rinculo?
Ebbene, un cannone senza rinculo (in inglese recoilless rifle) è un’arma anticarro in grado di sparare munizioni di un certo calibro ed efficacia senza essere soggetti al rinculo come qualunque altra bocca da fuoco con la medesima funzione. Ciò è possibile grazie allo scarico dei gas prodotti dalla combustione del propellente del proietto, che è dotato di un bossolo forato, tramite degli appositi scarichi posti sul retro della culatta dell’arma.
Esso differisce dal lanciarazzi poiché le sue munizioni non sono dotate di propulsione propria ma necessitano di una carica di lancio come qualunque altro pezzo d’artiglieria convenzionale. La canna di queste armi è generalmente liscia, per questo le munizioni devono essere stabilizzate tramite alette.
Generalmente un cannone senza rinculo ha una gittata e una precisione limitate rispetto ad un cannone controcarro standard, queste specifiche lo rendono ideale all’ingaggio bersagli a media o corta distanza.
Gli svantaggi, tuttavia, sono compensati dalla leggerezza e dalla compattezza di queste armi, alcune di esse possono essere pesino utilizzate in spalla, cosa che le rende estremamente versatili e adattabili ad ogni situazione.
Definito in termini generali che cosa sia un cannone senza rinculo approfondiamo brevemente la storia di queste singolari armi.
Il primo cannone senza rinculo a vedere un limitato impiego fu il cannone Davis, sviluppato da un ufficiale di marina statunitense negli anni immediatamente precedenti alla Prima Guerra Mondiale.
Esso fu utilizzato a livello sperimentale dalla marina USA in funzione antisommergibile e dalle forze armate francesi come arma anti-dirigibile montato a bordo di aeroplani.
Diverse altre nazioni impiegarono il medesimo concetto per sviluppare sistemi simili nel periodo tra le due guerre, tuttavia nessuna di queste armi vide mai una vasta distribuzione.
Con la Seconda Guerra Mondiale e il diffondersi delle munizioni a carica cava[1], la situazione cambiò.
La Germania nazista sviluppò il cannone senza rinculo da 75mm aviolanciabile Leichtgeschütz per il supporto anticarro dei paracadutisti che fu impiegato per la prima volta nella battaglia per Creta nel maggio del 1941. Successivamente, nel corso della guerra, entrarono in servizio altri sistemi simili, sia con l’esercito tedesco (Leichtgeschütz 40 e 42 da 105mm), che con quelli alleati (M20 e M18 rispettivamente da 75mm e 57mm). Il vantaggio di queste armi era quello di poter sfruttare al massimo l’effetto delle cariche cave grazie alla ridotta velocità delle loro munizioni[2] e di essere di facile utilizzo. Dopo la guerra lo sviluppo dei cannoni senza rinculo continuò sia in occidente che in oriente. La semplicità d’uso legata alla compattezza e alla praticità di questi equipaggiamenti li rendeva particolarmente adatti agli eserciti che facevano largo uso di coscritti, come quello italiano. I vari esemplari videro un largo impiego in varie forze armate, oltre a quelle USA, anche dopo l’avvento dei missili guidati anticarro che, nelle prime generazioni, risultavano complicati da utilizzare e richiedevano operatori altamente specializzati per il loro impiego.
Col perfezionamento dei missili e la comparsa di corazze sempre più sofisticate, il ruolo del cannone senza rinculo è andato via via riducendosi. Esso tuttavia non si è mai estinto ed ancora oggi in vari teatri bellici globali è facile imbattersi in queste particolari armi.
DESCRIZIONE TECNICA DELL’M40 da 106mm.
Il cannone senza rinculo M40 fu sviluppato per sostituire l’equivalente M27 da 105mm che, concepito con eccessiva fretta e testato sul campo in Korea, risultava inaffidabile, impreciso e con un affusto eccessivamente pesante. L’M40 fece la sua comparsa tra le fila dell’esercito USA nel 1955 iniziando di fatto a sostituire il suo predecessore.
I miglioramenti rispetto all’M27 sono molteplici pur mantenendo lo stesso calibro.[3]
Per quanto riguarda i sistemi di mira, l’M40 è dotato di un sistema di mira per il fuoco diretto e di un fucile calibro 12,7mm posto sopra la canna principale con la funzione di aiutare l’artigliere a calcolare la distanza del bersaglio. Il fucile da 12,7 era dotato di un caricatore da 10 colpi e sparava cartucce traccianti che, a contatto con il bersaglio, scoppiavano producendo una nuvoletta bianca, quest’ultima veniva presa come riferimento per l’aggiustamento del tiro. Successivamente, nel corso della sua vita operativa, il cannone senza rinculo da 106mm, ricevette un sistema di puntamento per il tiro indiretto e negli anni ’80 fu dotato di apparati per la visione notturna.
Gli apparati di tiro di cui era dotata rendevano quest’arma adeguatamente precisa alla sua distanza d’ingaggio efficace, circa 1,300m.
La dotazione di munizioni dell’ M40 consisteva in due diverse tipologie di proietti, esplosivi al plastico traccianti M346 (HEP[4]), perforanti a carica cava M344 ed alto esplosivo M323. nonostante la canna dell’arma fosse rigata le munizioni non presentavano movimento rotatorio, di conseguenza esse erano stabilizzate in volo mediante alette.
Il proietto HEAT aveva la capacità di perforare ben 475mm di acciaio rendendolo capace di contrastare qualunque carro armato della sua epoca e persino diversi di generazioni successive.
Uno degli svantaggi di questo tipo di armi, ereditato anche dall’M40, consisteva nella bassa velocità alla volata dei colpi (appena 503 metri al secondo) che rendeva difficile ingaggiare con precisione bersagli in movimento soprattutto a distanze medio-elevate. Unito a questo vi era il problema che i gas di scarico, espulsi da un ugello posto sul retro della culatta dell’arma, lo rendevano facilmente individuabile dopo il fuoco costringendo i serventi a spostare costantemente il pezzo per evitare di essere localizzati.
Tutto questo era fortunatamente facilitato dall’estrema leggerezza dell’M40, poco più di 200 chili affusto compreso[5], che lo rendeva facilmente trasportabile a bordo di veicoli rapidi come le Jeep Willis americane o le AR-51 e AR-59 italiane.
Grazie alla sua versatilità ed efficacia quest’arma conobbe una vasta fortuna in tutti i paesi che la utilizzarono. Inoltre esso fu impiegato a bordo di diversi mezzi, oltre i fuoristrada sopracitati, come il trasporto truppe cingolato M113 e il cacciacarri M50 Ontos statunitense che ne montava ben sei in due gruppi da tre, quest’ultimo ebbe un discreto impiego nella guerra del Vietnam dove ebbe modo di essere apprezzato dagli equipaggi per via della sua eccezionale potenza di fuoco.
L’M40 da 106mm IN ITALIA. ADOZIONE, IMPIEGO E SVILUPPI.
In Italia l’M40[6] fu adottato nel 1957 e rimase in servizio per diversi decenni nelle nostre forze armate.
Esso costituì il nerbo delle formazioni controcarro di tutte le specialità dell’Esercito Italiano, da bersaglieri e paracadutisti fino agli alpini. Queste armi erano raggruppate, a livello di battaglione, nei plotoni controcarro delle compagnie armi d’accompagnamento e nelle compagnie comando e servizio.
Col variare dei numeri di M40 disponibili (si passò da 561 unità nel 1959 a 1113 nel 1977) e nel corso degli anni la distribuzione di queste armi all’interno dei battaglioni subì alcuni cambiamenti. Inoltre essi non riscossero una eccessiva fiducia da parte dell’Esercito e per questo, fin dalla loro adozione, essi furono coadiuvati nell’impiego dai tradizionali cannoni anticarro trainati come il pezzo da 17 libbre di fabbricazione britannica. Una volta entrato in servizio in numeri sufficienti l’M40 soppiantò completamente il cannone senza rinculo da 75mm e il cannone controcarro da 57/50 ma, soprattutto nelle truppe alpine, il cannone senza rinculo M18 da 57mm rimase ancora a lungo in servizio per via della sua versatilità e leggerezza (poteva essere impiegato a spalla da un singolo operatore).
Da un punto di vista tattico per il cannone senza rinculo da 106mm era previsto l’utilizzo sia in attacco che in difesa. Per le azioni offensive esso era impiegato in funzione di copertura anticarro sui lati dello schieramento o negli intervalli fra i reparti mentre in difesa era previsto l’impiego a protezione del comando di compagnia e dell’integrazione del fuoco controcarro.
Come citato in precedenza quest’arma era trasportabile e utilizzabile anche a bordo di fuoristrada leggeri come l’AR-59, ne risultava un semovente controcarro agile e sfuggente, seppur privo di un’adeguata protezione, ideale per essere impiegato in imboscate e azioni di fiancheggiamento e cambiare velocemente posizione. In questa configurazione il pezzo disponeva di un equipaggio di tre uomini, le munizioni erano stivate sia sul veicolo, nel numero di quattro, che in un apposito rimorchio.
Con l’introduzione dell’AR-76, fu necessario sviluppare un sistema di traino apposito per il cannone poiché il telaio del veicolo risultava incapace di sopportare le vibrazioni dello sparo del pezzo.
Come già accennato col perfezionamento e l’entrata in servizio di missili anticarro come il TOW statunitense, il ruolo di armi come l’M40 andò via via ad esaurirsi. Tuttavia nel corso degli anni ’70 alla ditta Breda fu richiesto lo sviluppo di un nuovo cannone senza rinculo a canna liscia da 80mm per sostituire il lanciarazzi Bazooka. La gestazione di quest’arma fu lunga e quando entrò in servizio tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 non riscosse particolare successo per una serie di fattori tra i quali il peso eccessivo, la scarsa capacità di perforazione e l’eccessiva fiammata unita al forte rumore dello sparo che lo rendeva facilmente individuabile e, oltretutto, inutilizzabile in ambienti chiusi. Per queste ragioni esso fu affidato come difesa anticarro solamente a reparti del genio, trasmissioni e trasporto materiale.
CONCLUSIONI
I cannoni senza rinculo sono senza dubbio delle armi estremamente interessanti e relativamente poco conosciute che tuttavia hanno rappresentato uno spartiacque tra due generazioni di sistemi controcarro. Essi sono nati dalle necessità poste dallo sviluppo e dal perfezionamento delle protezioni dei carri armati e, seppur concepiti all’inizio del ‘900, è proprio con la fine della Seconda Guerra Mondiale e la prima Guerra Fredda che hanno trovato la loro fortuna.
Per via della loro semplicità d’uso e versatilità essi sono sopravvissuti ben oltre la loro portata innovativa e hanno saputo “spalleggiare” le loro controparti più moderne per tutta la seconda metà del XX secolo, rappresentando un assetto importante sia per il nostro esercito che per molti altri, tanto che in alcuni Paesi pezzi come l’M40 o simili sono ancora impiegati.
Scritto da Riccardo Cozzini
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
Cappellano Filippo, Mosolo Enzo, Armi portatili e di reparto dell'Esercito Italiano 1945-2020 parte 2°, Edizioni Storia Militare, Genova 2021.
Zaloga Steven J., Tanks at the iron courtain 1946-60, Osprey Publishing, Oxford 2021.
Carretta Luigi, Il semovente M50 “Ontos”, in Storia Militare, a. XXIV, n. 274, luglio 2016.
Bagnasco Stefano, La “Campagnola” Fiat modello AR-51/59, in Storia Militare, a. XXV, n. 280, gennaio 2017.
Tanks encyclopedia, http://tanks-encyclopedia.com/.
[1] Il principio della carica cava (HEAT, high explosive anti-tank) consiste nel concentrare l’effetto dell’esplosivo contenuto nella testata della munizione su una superficie limitata causando un forte calore che fonde il metallo e favorisce la perforazione di spesse corazze. Questo principio è spesso utilizzato su munizioni e missili anticarro.
[2] Le cariche cave necessitano di una bassa velocità per poter esprimere al massimo il loro potenziale, i proietti sparati dai cannoni anticarro ad alta velocità tendevano a frantumarsi contro le corazze dei carri armati nemici prima che la reazione potesse avvenire completamente, riducendo di molto il loro potenziale. Al contrario, i razzi sparati da armi come il Bazooka statunitense o il Panzerfaust tedesco e le munizioni a bassa velocità dei cannoni senza rinculo, consentivano alle cariche HEAT di funzionare al meglio. Le munizioni HEAT vennero perfezionate per i cannoni convenzionali nel corso degli anni ’50.
[3] La denominazione di cannone senza rinculo da 106mm si rese necessaria per distinguere le munizioni dell’M27 da quelle dell’M40, le prime infatti erano incompatibili con quest’ultimo nonostante il calibro fosse in realtà lo stesso.
[4] Le munizioni HEP (high explosive plastic) o, da nomenclatura britannica, HESH (high explosive squash head) sono un particolare tipo di munizioni esplosive sviluppate negli anni ’50 dal Regno Unito in funzione anticarro. Esse si compongono di un’ogiva in metallo morbido contenente dell’esplosivo al plastico. Una volta colpito il bersaglio il contenuto della testata viene “spalmato” sulla superficie della corazza del carro, l’onda d’urto dell’esplosione è in grado di far staccare pezzi di rivestimento interni che diventano una sorta di proiettili che danneggiano equipaggiamenti e feriscono l’equipaggio. Questo tipo di munizionamento è stato reso obsoleto dalla comparsa delle corazze composite e successivamente delle protezioni reattive.
[5] L’affusto dell’M40 era dotato di una piccola ruota frontale che ne facilitava la movimentazione anche manuale da parte dei serventi.
[6] L’Italia adottò sia l’M40 che la versione migliorata M40A1 che differiva dalla precedente per la presenza di un anello delle luci di efflusso della culatta rimovibile che allungava la vita dell’ugello di scarico posteriore.