Il 1915 finisce senza ulteriori azioni importanti ma si svolgono vari colpi di mano per ottenere informazioni dai prigionieri anche se le energie vengono concentrate nella costruzione delle infrastrutture per sopravvivere al proibitivo inverno ormai alle porte.
Il 1916 in questa zona passa relativamente tranquillo per i seguenti motivi:
- Gli austriaci sferrano la Strafexpedition nel Trentino orientale e quindi i due eserciti sottraggono forze da questo settore;
- Gli italiani concentrano le loro forze nel confinante settore dell’Adamello conquistando le dorsali Lobbie – Monte Fumo prima e Crozzon di Fargorida – Passo di Cavento poi.
Ciò non toglie i bombardamenti quotidiani da parte di entrambi gli schieramenti sulle posizioni nemiche per ostacolare i lavori di rinforzo delle difese, le azioni di piccoli nuclei per testare le difese avversarie.
Degno di nota è però l’attacco sferrato dagli austriaci il 2 maggio 1916 contro i passi del Castellaccio e del Gendarme per riconquistare la vista sulle retrovie italiane fino a Vezza d’Oglio e togliere l’occhio italiano sui movimenti austriaci in Val Presena.
L’attacco si svolge alle prime luci dell’alba senza il fuoco di preparazione dell’artiglieria per avere l’effetto sorpresa. Gli attaccanti, ben 350 uomini, si muovono su due colonne. La prima verso il Passo del Gendarme e la seconda verso l’ampia sella del Passo del Castellaccio.
Gli italiani sentono avvicinarsi gli austriaci e danno l’allarme. Le due colonne vengono sottoposte ad un violento fuoco di fucilerie, mitragliatrici e artiglieria ma, nonostante ciò, proseguono e riescono a raggiungere il Passo del Gendarme mentre dall’altra parte i difensori al Castellaccio bloccano l’altra colonna. Con un contrattacco gli alpini riprendono il controllo della sella precedentemente perduta.
La battaglia prosegue per l’intera giornata e solo con il buio gli austriaci si ritirano nelle proprie posizioni.
Anche il 1916 termina con copiose nevicate bloccando qualsiasi movimento a queste quote.
Il 1917 risulta essere ancora più calmo del 1916 mentre continua feroce la guerra nel vicino settore dell’Adamello ma soprattutto in estate si hanno le terribili battaglie dell’Ortigara e ancora più ad oriente si continuano a consumare le sanguinose battaglie dell’Isonzo dove, a fine ottobre, si ha la disfatta di Caporetto.
Diverso è invece il 1918 dove i comandi di entrambi gli eserciti vedono nel Tonale la possibilità per gli austriaci di scendere in Valle Camonica e quindi in Pianura Padana mentre per gli italiani conquistare Trento da nord anziché da sud come tentato di fare negli anni precedenti.
La prima operazione viene eseguita dagli italiani quando dopo ben tre giorni di combattimenti, dal 25 al 27 maggio 1918, riescono a conquistare Conca Presena e parte della Cresta dei Monticelli. Da queste nuove posizioni si inizia a progettare l’azione per sfondare definitivamente le linee austriache e scendere prima in Val di Sole e poi ancora verso Trento e Bolzano prevedendo di attaccare per l’inizio dell’estate.
Sul fronte opposto però gli austriaci dall’inizio della primavera stanno ammassando circa 40000 uomini in Val di Sole per la Lawine Expedition che con un piano di attacco su vasta scala dal Corno dei Tre Signori a Cima Presena vuole sfondare tutta la linea del settore per scendere velocemente fino a Edolo e da qui dividere in due le forze, una parte dovrà scendere verso Brescia e l’altra andrà a bloccare l’inevitabile ritirata di tutti i reparti italiani operanti nel settore della Valtellina.
L’attacco austriaco, preceduto da un lungo e intenso bombardamento, scatta il 13 giugno 1918. A causa di nevicate abbondanti le truppe non riescono ad attaccare né a nord né a sud del Passo del Tonale costringendo gli ufficiali asburgici a concentrare tutte le forze al centro soprattutto contro il tratto di fronte da Cima Cadì al Passo Paradiso.
Gli italiani rispondono in maniera ottima ad ogni assalto austriaco che si verifica in maniera molto aggressiva con folte colonne di fanteria precedute da poderosi attacchi di artiglieria. Lungo i versanti di Cima Cadì la prima linea italiana cede e gli attaccanti metro dopo metro avanzano verso la cima ma il battaglione alpini “Monte Clapier” si lancia all’assalto per riconquistare ogni singolo metro di trincea perduto. La lotta continua fino al calar del sole quando i reparti austriaci tornano alle proprie posizioni.
La situazione a fine battaglia è spettrale, i testimoni parlano di corpi di caduti sparsi ovunque sul campo di battaglia con addirittura cataste nei punti più contesi. Per tutta la notte vengono udite le urla degli innumerevoli feriti.
L’azione è un totale fallimento e gli italiani forti di questa vittoria continuano a progettare con molto entusiasmo l’azione di inizio estate che viene solo ritardata per recuperare le forze a metà agosto.
Il 13 agosto, infatti, viene sferrato una grande operazione contro le posizioni austriache dal S. Matteo al Monte Listino con l’azione principale tra l’Ercavallo e il Passo dei Segni in Presena.
Già dalla sera precedente tutte le bocche da fuoco iniziano a martellare la prima linea austriaca, le vie di rifornimento, i centri logistici e le retrovie fino a 10 km dal fronte. Solo alle prime luci dell’alba scattano le fanterie. Sin da subito gli austriaci oppongono una tenace resistenza.
Gli italiani riescono a conquistare la q. 2828 dei Cacaoli e il Torrione d’Albiolo a nord del Tonale mentre a sud il Passo dei Segni dopo una lotta molto vivace. Al centro invece i reparti italiani fanno molta più fatica ma nel pomeriggio dopo alcuni assalti riescono a conquistare la prima linea tra l’Ospizio di San Bartolomeo e il Monticello Inferiore. Tra piccoli avanzamenti e retrocessioni a suon di attacchi e contrattacchi la situazione rimane pressoché invariata fino al calar della notte. Verso mezzanotte gli austriaci sferrano un feroce contrattacco verso Monticello Inferiore scacciando gli italiani dalla cima e dall’Alpe di Pajole. All’alba del 14 agosto le truppe italiane hanno perso lo slancio iniziale e sono in una situazione di stallo, quindi, viene ordinata la ritirata da tutte le posizioni occupate all’infuori del Passo dei Segni.
Ormai le energie degli eserciti sono minime e infatti vengono sospese le grandi operazioni e riprendono le azioni di pattuglia fino al novembre 1918 quando si verifica lo sfondamento italiano di tutta la linea austriaca lungo tutto il fronte italiano con l’esercito asburgico ormai in netta e frettolosa ritirata lasciando solo piccoli nuclei lungo il fronte per opporre un minimo di resistenza contro gli italiani e permettere ai commilitoni di ritirarsi il più possibile verso il Tirolo sperando di sfuggire alla prigionia.
È il 4 novembre 1918 e la guerra per l’Italia è finita.