I pesanti passi degli anfibi riecheggiano sul marmo lucido del pavimento. Tutto è ancora immerso nella penombra della mattina ed è questo il momento della giornata che preferisco, quello di poter camminare, da solo, all’interno del Museo Nazionale Storico degli Alpini. Ma non si è mai veramente soli qui dentro; basta semplicemente posare lo sguardo lungo vetrine che si hanno di fronte per vedersi passare davanti agli occhi i 150 anni di storia del Corpo. Quella che sto guardando adesso, nella sala cronologica del museo, è la divisa del Sergente VALSECCHI Antonio, che mi parla di un giovane lombardo, nato a Civate (Como) ed inviato con il Battaglione Edolo in Libia nel 1912, durante la della guerra italo-turca.
È questa la seconda avventura coloniale italiana, dopo la prima Campagna in Etiopia conclusasi con la nefasta battaglia di Adua. Questa volta l’Alto Comando vuole accuratamente evitare il ripetersi di un simile evento ed invia pertanto in Africa, un forte contingente, che arriverà a contare quasi 100.000 uomini, supportato anche da autoblindo e per la prima volta da aeroplani impiegati con scopi bellici. La scelta ricade sulla Libia in quanto è uno dei pochi Paesi affacciati sul Mar Mediterraneo ancora non occupato da qualche potenza europea. L’avversario inoltre pare alquanto alla portata: la Turchia che la sta governando, sta infatti attraversando un periodo di turbolenza e di debolezza interna ed in Libia, tra il resto, è schierato un numero abbastanza esiguo di forze. Inoltre, si ritiene che un’occupazione italiana venga accettata in maniera migliore rispetto a quella turca e che quindi si possa vincere senza quasi combattere. Tutto insomma fa pensare e sperare in un rapido successo.
Nel 1911 lo sbarco e la presa iniziale di Tripoli e di Tobruk con la ritirata dell’esercito turco fanno effettivamente pensare ad una rapida conclusione della Campagna, ma la tattica del nemico cambia radicalmente. In chiara inferiorità di uomini e mezzi il nemico inizia a condurre operazioni di guerriglia che complicano notevolmente i piani italiani. Inoltre di fronte alla resistenza condotta dai Turchi, al contrario di quanto previsto dallo Stato Maggiore, le popolazioni locali, spinte anche dalla motivazione religiosa, iniziano una sorta di guerra santa contro le truppe italiane. Questa nuova situazione causa una serie di grosse problematiche alle truppe schierate e dall’Italia sono costretti ad affluire ulteriori rinforzi che vanno ad ingrossare le fila dell’esercito schierato.
È in questa occasione, nel dicembre 1911, che sbarca in Libia il Sergente Valsecchi effettivo al Battaglione Edolo del 5° rgt. Alpini. Con questi rinforzi le penne nere completano un organico che ammonta a 10 battaglioni. Essi vengono immediatamente impiegati nella zona di Derna per rafforzare le linee difensive realizzando fortificazioni e campi trincerati; durante questi lavori sono spesso oggetto di attacchi da parte delle forze arabo-turche. Gli alpini dell’Edolo realizzano in particolare due avamposti nel deserto chiamandoli con nomi a loro familiari: Ridotta Lombardia e Torretta Milano. Ed è lì, nella Ridotta Lombardia, nella notte tra l’11 e 12 febbraio del 1912 che il Serg. VALSECCHI dimostra tutto il proprio valore. Le forze nemiche, approfittando dell’oscurità assaltano in massa le posizioni tenute dagli Alpini. Nel furioso scontro che ne segue, ben presto, le munizioni iniziano a scarseggiare e le Penne Nere sono costrette ad usare le baionette per ricacciare indietro il nemico. Ed è in questa occasione, come ultimo, disperato ed eroico atto di difesa, che il Sergente Valsecchi inizia a prendere grosse pietre ed a scagliarle sul nemico che avanza. È subito imitato dai suoi soldati, il nemico viene ricacciato indietro e si riesce così a guadagnare il tempo sufficiente per permettere ai rinforzi italiani di affluire e ricacciare definitivamente il nemico. Per tale eroico atto viene insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare; tale gesto viene inoltre ricordato, ad esempio in un monumento a Merano, che raffigura il Serg. Valsecchi proprio nell’atto di scagliare un masso contro il nemico.
Nel visitare il Museo Nazionale degli Alpini conoscerete già questo eroe e troverete la sua uniforme esposta insieme ad altri oggetti a lui appartenuti nella sala cronologica del Museo.