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Soldati di terra e di mare! L’ora solenne delle rivendicazioni nazionali è suonata. Seguendo l’esempio del mio grande avo, assumo oggi il comando supremo delle forze di terra e di mare con sicura fede nella vittoria, che il vostro valore, la vostra abnegazione, la vostra disciplina, sapranno conseguire. Il nemico che vi accingete a combattere è agguerrito e degno di voi, favorito dal terreno e dai sapienti apprestamenti dell’arte; egli vi opporrà tenace resistenza, ma il vostro indomito slancio saprà di certo superarla.
Soldati! A voi la gloria di piantare il tricolore d’Italia sui termini sacri che natura pose a confine della Patria nostra; a voi la gloria di compiere, finalmente, l’opera con tanto eroismo iniziata dai nostri padri.
Vittorio Emanuele III

Con questo proclama del Re, il 24 maggio 1915, il Regno d'Italia entra in guerra contro le potenze della triplice alleanza: i soldati del Regio Esercito Italiano iniziano l'offensiva su un fronte di 655 km.

Le Forze Armate italiane mobilitano circa 6.000.000 di soldati; nei successivi quattro anni, oltre 700.000 soldati cadranno sui campi di battaglia e nei campi di prigionia e oltre 1.200.000 uomini riporteranno ferite e mutilazioni.

In questo scenario mai conosciuto prima, gli alpini pagano un tributo di sangue elevatissimo, combattono e resistono nella logorante lotta di trincea e nella guerra in alta quota, prendendo parte a tutte le battaglie e a quegli atti di eroismo che oggi, testimoni del loro Sacrificio, leggiamo con rispetto sui libri di testo e onoriamo nei luoghi della memoria.

Commemorazioni come quella odierna hanno il dovere di rammentarci quale sia la nostra storia, quali siano stati i profondi sacrifici fatti da chi ci ha preceduto per garantirci le libertà che abbiamo oggi e che spesso diamo per scontata.